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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Anfo (BS)

La valle in cui scorre il fiume Chiese è sempre stata un'importante via di comunicazione fra l'Italia e il nord Europa, consentendo il collegamento fra la pianura bresciana ed il Trentino. Il confine con l'Impero la attraversava all'altezza di Ponte Caffaro, poco più a nord del lago d'Idro, di cui il corso d'acqua era immissario ed emissario.
Il ripido saliente di monte Censo, non distante dal paese di Anfo, si innalzava a fianco della strada e della sponda lacustre, ed era stato individuato fin dal Medioevo quale posizione ottimale per chiudere l'accesso ad invasori provenienti da nord.
La primitiva fortificazione di età Viscontea era stata migliorata dalla Serenissima a partire dalla metà del Quattrocento su progetto di Gianfrancesco Martinengo e consisteva in uno sbarramento stradale – munito di doppio fossato e ponte levatoio – all'altezza del lago e da un fortilizio a quota superiore (Rocca alta), collegati fra loro da una scalinata a cielo aperto. Una ulteriore scalinata – munita di doppia cortina muraria – dalla rocca alta saliva di un'ottantina di metri lungo il versante montuoso. Una torre circolare si ergeva sulla riva del lago, con funzione di controllo.
Dopo la pace di Campoformio (17 Ottobre 1797), che sanciva la scomparsa della Repubblica di Venezia, Napoleone volle assicurare la frontiera della neocostituita Repubblica Cisalpina con alcune piazzaforti che ostacolassero un'offensiva austriaca: fra esse Anfo.
La prima stesura del progetto, affidata a François-Nicolas-Benoit Haxo, venne respinta per questioni di costo. L'opera passo quindi sotto la direzione di François-Didier Joseph Liédot. I lavori cominciarono nell'estate del 1802 ma non poterono mai giungere a termine in quanto le positive campagne belliche napoleoniche spostarono il confine ad oriente1, facendo perdere interesse per il sito.
Il progetto francese non prevedeva il rafforzamento delle posizioni difensive veneziane ma la creazione di un nuovo complesso fortificato di sbarramento poco più a nord-est. Il rilievo montuoso sarebbe stato sottoposto ad apportuni sbancamenti per ricavare terrazze su cui insediare batterie, caserme ed edifici funzionali alle esigenze belliche. I collegamenti fra le varie opere sarebbero avvenuti tramite strade a cielo aperto o a camminamenti in galleria. La difesa passiva sarebbe stata affidata ad elementi naturali (un burrone sulla fronte settentrionale) ed artificiali (una lunetta ricavata scavando nella roccia due fossati in pendenza, fra loro intersecati sulla fronte occidentale). La difesa attiva si sarebbe articolata su una batteria casamattata all'interno di ciascun fosso, una batteria di controscarpa sul saliente della lunetta, una torre casamattata all'esterno del saliente ed una batteria sulla lunetta stessa coprente l'intero settore orientale (Redan). Quest'ultima però non venne realizzata. Analogamente non vedranno la luce le opere all'altezza stradale o rivolte verso il lago.
La rocca perse qualunque importanza durante la Restaurazione, in quanto collocata all'interno di domini interamente asburgici. Venne pertanto utilizzata come deposito.
L'armistizio di Villafranca (08-11 luglio 1859), che sanciva il passaggio della Lombardia al Regno Sardo, le riassegnò la funzione di forte di frontiera.
I fondi stanziati per l'aggiornamento modificarono non poco l'aspetto della rocca. Entro il 1890 sull'ex complesso napoleonico e nelle sue adiacenze vennero completate, o comunque sottoposte a lavori, le tre batterie principali (Belvedere, Rolando e Tirolo), vennero poi costruiti nuovi edifici e un'ampia strada militare. Interventi altrettanto significativi furono intrapresi a quota inferiore. La strada lungo la valle venne difesa da due tagliate, entrambe dotate di fossati e ponti levatoi. La prima era rappresentata dalla rimodernata Rocca Vecchia di origine veneziana (batteria Idro), la seconda – più a nord-est – era una costruzione casamattata (Statuto): entrambe in grado di coprire sia la strada che il lago. Una cortina muraria munita di fuciliere collegava le due opere e quindi risaliva fino alla batteria Tirolo.
I rapidi progressi nell'artiglieria e nel munizionamento ben presto fecero perdere importanza alla rocca. Già nell'aprile 1899 la Commissione Suprema di Difesa era giunta alla conclusione della non opportunità di ulteriori aggiornamenti e di procedere invece alla costruzione di una nuova fortificazione permanente. All'inizio del 1906 venne deciso di disarmare la rocca, tranne la batteria Tirolo, di realizzare un appostamento campale a cima Antegolo e di procedere alla costruzione di un'opera permanente a cima Valledrane, in grado di coprire la strada lungo la sponda occidentale del lago d'Idro2. I lavori – il progetto prevedeva una batteria corazzata tipo Rocchi – iniziarono lo stesso anno.
La costruzione non era ancora giunta a termine e già si cominciò a valutare il completamento dello sbarramento con due nuove opere. La prima, da erigersi a cima Ora (sui rilievi occidentali della valle), avrebbe dovuto coprire principalmente la cosiddetta piana d'Oneda, a nord del lago. La seconda, da erigersi a monte Manos (in posizione più avanzata e più in quota rispetto a cima Valledrane), avrebbe potenziato la possibilità di intervento lungo la strada. Solo la prima venne però approvata ed effettivamente completata. La seconda venne sostituita da appostamenti per artiglieria campale.
Dopo l'ingresso in guerra dell'Italia, la linea del fronte avanzò oltre le possibilità di intervento delle opere permanenti, che vennero così disarmate. I cannoni tornarono nelle loro sedi nell'ultimo anno di guerra, in previsione di un'offensiva austro-tedesca.
Oltre alle postazioni d'artiglieria sopra citate, permanenti o campali, la Grande Guerra ha lasciato altre testimonianze, collegate alla creazione di una seconda linea di difesa alle spalle del fronte di combattimento.
A nord della rocca, in località Sant'Antonio, il Genio procedette alla costruzione di un esteso trinceramento in calcestruzzo, gettato in opera o composto da elementi prefabbricati, che saliva fino a monte Breda. La stessa chiesa venne adibita a postazione militare. Sul versante opposto del lago, a monte Stino, vennero realizzati trinceramenti ed un appostamento per due cannoni da 75mm in caverna. Entrambi i siti sono ancora in buone condizioni3.

Sinteticamente, le opere dello sbarramento Giudicarie sono (all'incirca in senso antiorario):
Appostamento Monte Brele (o monte Breda) (Tipologia: postazione di artiglieria campale; Armamento (1915): quattro cannoni da 75A; Comune: Anfo; Località: monte Breda; Altitudine: 1395m);
Forte di Cima dell'Ora (o forte di Cima Ora) (Anno di costruzione: 1913-1915; Tipologia: batteria corazzata con armamento principale in pozzo; Armamento (1915): quattro cannoni da 149A (in cupole singole); Comune: Anfo; Località: cima Ora; Altitudine: 1548m; Coord.: 45.797376,10.469009; Stato di conservazione: esistente, danneggiato/spogliato dai recuperanti; Note: opera in calcestruzzo e pietra. Corpo principale a forma di parallelepipedo, su tre livelli. Perimetro protetto da reticolati sul fronte principale e sul fianco destro, da fossati sul fronte di gola e sul fianco sinistro. I locali polveriera, interrati, erano posizionati esternamente all'opera. Nelle immediate adiacenze si trovavano tre edifici in muratura ospitanti il corpo di guardia, i magazzini e la scuderia);
Appostamento Cima dell'Ora (Tipologia: postazione di artiglieria campale; Armamento (1915): quattro cannoni da 149G; Comune: Anfo; Località: cima Ora; Altitudine: 1452m);
Rocca d'Anfo (Anno di costruzione: 1450-1890 ca.; Tipologia: complesso fortificato a corpi staccati, collegati da strade aperte o in galleria, con armamento principale in casamatta; Armamento (1915): quattro cannoni da 149G (batteria Tirolo) + quattro mitragliatrici (tagliata Statuto); Comune: Anfo; Altitudine: 380-651m; Coord.: 45.773483, 10.502362; Stato di conservazione: esistente (scomparsa la cosiddetta caserma Rocca Vecchia, parzialmente demolita la tagliata Statuto); Proprietà: Demanio dello Stato; Modalità di accesso: visitabile; Note: il complesso viene ora comunemente diviso in tre settori: Rocca Vecchia, Rocca Alta e Rocca Bassa. La Rocca Vecchia – più ad occidente – è prevalentemente di origine veneziana. E' articolata su una batteria casamattata (Veneta), su alcuni edifici e su una lunga scalinata difesa – a partire dalla posizione occupata dalla batteria – da una doppia cortina muraria munita di fuciliere. La caserma/tagliata all'altezza della strada venne distrutta da una esplosione il 12 agosto 1924. La Rocca Alta è opera prevalentemente napoleonica. E' articolata su vari terrazzamenti ricavati nel saliente roccioso, ospitanti una caserma difensiva e alcune batterie casemattate: tre rivolte verso il Tirolo ('Belvedere', 'Rolando' e 'Tirolo'), una verso il lago ('Anfo Inferiore', già Bonaparte) ed una verso il fossato occidentale ('Anfo'). Le opere sono difese a nord-ovest da una lunetta ricavata scavando due fossati (ovest e nord) ciascuno difeso da un rilievo casamattato (Ressauts des fosses). Il saliente di controscarpa è protetto da una batteria casamattata e da una torre a base circolare (osservatorio). La Rocca bassa risale al Regno d'Italia. E' strutturata su una tagliata stradale (Statuto) e su una cortina muraria munita di fuciliere – semplice o doppia – che racchiude completamente lo spazio dell'intero complesso fortificato, dal lungolago alla batteria Tirolo. Cause fortuite hanno portato alla distruzione di alcuni depositi munizioni il 3 giugno 1917. Più grave – come già scritto – è stata la deflagrazione dell'estate 1924. La batteria Statuto venne invece gravemente danneggiata il 26 aprile 1945 per esplosione delle munizioni ivi contenute. Nel secondo dopoguerra la rocca è stata utilizzata dall'Esercito come polveriera. Dismessa nel 1975, dal 1992 fa parte dei beni del Demanio dello Stato;
appostamento Antegolo (Anno di costruzione: 1906 ca.; Tipologia: postazione di artiglieria campale in barbetta; Armamento (1915): sei cannoni da 75A; Comune: Treviso Bresciano; Località: Cima Antegolo);
Forte Valledrane (Anno di costruzione: 1906-1912; Tipologia: batteria corazzata con armamento principale in pozzo; Armamento (1915): sei cannoni da 149A (in cupole singole); Comune: Treviso Bresciano; Località: Cima Valledrane; Altitudine: 815-835m; Coord.: 45.724293,10.445307; Stato di conservazione: esistente, danneggiato/spogliato dai recuperanti; Note: opera in calcestruzzo e pietra. Corpo principale composto da quattro parallelepipedi sfalsati, di cui tre ospitanti ciascuno due cupole Armstrong. Perimetro protetto da una cortina muraria e da quattro caponiere. I tre locali polveriera, sotterranei, si trovano all'interno del recinto. Nelle immediate adiacenze sono rinvenibili due piazzole per cannoni contraerei. Dal 1925 al 1978, gli edifici accessori vennero adattati a sanatorio infantile (Colonia Alpina permanente 'Benito Mussolini'));
appostamento Monte Manos (Tipologia: postazione di artiglieria campale; Armamento (1915): quattro cannoni da 149G; Comune: Capovalle; Località: monte Manos; Altitudine: 1404m);
appostamento Monte Manos (Tipologia: postazione di artiglieria campale; Armamento (1915): quattro cannoni da 75A; Comune: Capovalle; Località: monte Manos; Altitudine: 1042m);
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1 La pace di Presburgo (26 Dicembre 1805) aveva comportato, per i domini asburgici, la perdita del Veneto (assegnato al Regno Italico), del Trentino, del Tirolo e del Vorarlberg (assegnati al Regno di Baviera), oltre che dell'Istria e di parte della Dalmazia.
2 Cfr: BELOTTI Walter, I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra l'Età Moderna e la Grande Guerra, Milano-Temù, Regione Lombardia - Museo della Guerra Bianca in Adamello, Vol. 1: Le Batterie Corazzate, 2009, pagg. 189-192.
3 Cfr: MOLGORA Stefano, Sentinelle del silenzio: Architetture della Grande Guerra nella valle del Caffaro, in valle Sabbia e in alta val Trompia, Roccafranca, La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 2018, pagg. 21, 83.

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