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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Padova

L'assedio sostenuto nel settembre 1509 – in occasione della guerra contro la Lega di Cambrai – fu per oltre quattrocento anni l'unico episodio bellico in cui la città fu coinvolta. La possente cinta muraria realizzata dalla Serenissima Repubblica nel trentennio e oltre successivo allo scioglimento della Lega non ebbe mai occasione di essere messa alla prova1: gli unici danni li subì dalle truppe napoleoniche che effettuarono parziali demolizioni sul fronte occidentale, prima che il territorio venisse ceduto agli Asburgo in conseguenza della pace di Lunéville (9 Febbraio 1801).
La scarsa importanza militare della città – lontana dei confini, sia Veneziani (prima) che Austriaci (poi) – fece sì che non vi venissero più sostenute spese per l'adeguamento delle difese permanenti.
La situazione non mutò con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia: Padova fu unicamente sede di reparti militari2.
La guerra tornò a coinvolgere direttamente la città nel XX Secolo, con offese provenienti dall'aria: prima da parte di velivoli Austro-Ungarici e poi da parte di quelli Alleati.
Negli anni 1916-1918 la città subì complessivamente diciannove incursioni che causarono 129 morti. Notevolmente superiori, in danni materiali e vite umane (circa 2mila), furono le perdite negli anni 1943-1945.
Come in altre città (ad esempio Verona), per la protezione antiaerea della popolazione civile si ricorse anche alle strutture cinquecentesche della cinta bastionata, e sarà proprio al loro interno che si verificheranno le maggiori perdite di vite umane3.

Sinteticamente, in relazione alla prima metà del Novecento, è possibile segnalare le seguenti opere di origine bellica:
● postazioni per armi ca., sulla sommità del bastione 'Moro II';
● ricovero aa. lungo i binari nei pressi della stazione FS, all'altezza di via Paolo Sarpi.

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1 Il nucleo urbano venne cinto da una cortina muraria munita di venti bastioni (procedendo in senso orario: torrione 'Impossibile', baluardo 'Moro II', baluardo 'Moro I', torrione 'della Gatta' (o di Codalunga), torrione 'dell'Arena', torrione 'Piccolo', torrione 'Venier' (del Portello Nuovo), torrione 'Castelnuovo' (o 'Gradenigo'), torrione 'Buovo' (o 'del Portello Vecchio'), baluardo 'Cornaro', torrione 'Pontecorvo', torrione 'Santa Giustina', baluardo 'Santa Croce', torrione 'Alicorno', torrione 'Ghirlanda', bastione 'della Catena', torrione 'della Saracinesca', baluardo 'di San Giovanni', baluardo 'di San Prosdocimo', baluardo 'Savonarola'). Il tracciato in gran parte ricalcava quello delle preesistenti mura carraresi, che – adeguate in condizioni di emergenza nell'estate del 1509 – avevano retto all'urto delle forze imperiali. I lavori – protrattisi dal 1513 al 1547 ca. – vennero interrotti sospendendo la prevista costruzione della fortezza di Castelnuovo. La mancanza di uniformità presente nel sistema bastionato (baluardi a tracciato circolare o poligonale) è riconducibile all'evoluzione delle teorie di fortificazione nel periodo successivo alla comparsa delle armi da fuoco.
2 Nel 1915 vi erano acquartierati il comando della 10^ Divisione militare territoriale, il 58° Reggimento Fanteria, il 7° Reggimento di cavalleria 'Lancieri di Milano' e il 20° Reggimento Artiglieria da campagna.
3 l'11 novembre 1916 una bomba colpì la folla assiepata nel vano d'accesso al bastione della Gatta, causando novantatrè vittime. L'8 febbraio 1944 una bomba penetrò all'interno del torrione Impossibile uccidendo circa duecento persone che vi si erano rifugiate.

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