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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Rovereto (TN)

La costruzione della catena di forti che avrebbe dovuto contribuire alla protezione della Val d'Adige dall'offesa delle truppe italiane poté avere inizio solo negli ultimissimi anni precedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Tale sistema difensivo si sarebbe saldato con i confinanti settori di Riva del Garda e di Lavarone/Folgaria, in via di completamento. A questo fine era stato progettato uno sbarramento basato su un'opera da costruire su Monte Altissimo, due da edificare a diretta protezione della Vallagarina (su Monte Vignola e su Monte Zugna), due – una principale e una di appoggio – a protezione della Vallarsa (a Valmorbia/Pozzacchio e a Matassone) e una – secondaria – sul Pasubio (in località Sette Croci).
All'entrata in guerra dell'Italia, però, molte di queste opere esistevano solo sulla carta o erano iniziati unicamente i lavori preliminari, come le strade di collegamento. Solo Forte 'Pozzacchio' era quasi completato, ma privo del previsto armamento in cupola.
Nell'impossibilità di difendere i confini stante le forze disponibili e l'impianto difensivo fin qui realizzato, lo Stato Maggiore Austriaco predispose una linea difensiva più interna abbandonando l'altopiano di Brentonico, la Vallarsa e gran parte della Vallagarina.
La nuova linea partiva da Nago, passava per il Monte Creino, si estendeva lungo le pendici montuose a nord degli abitati di Loppio e Mori, scendeva a Rovereto, si attestava sui rilievi circostanti, faceva perno sul Monte Ghello per poi proseguire fino al Dosso delle Somme, dove era sito l'imponente Forte 'Serrada'.
Delle opere risalenti alla guerra 1915/18, alcune sopravvivono ai giorni nostri. Un bunker – inglobato nell'argine destro del torrente Leno – si trova poco distante da un ponticello pedonale. Un'altra piccola opera in calcestruzzo è visibile lungo la strada che conduce al Santuario della Madonna del Monte e al Sacrario di Casteldante, quasi di fronte al Convito Rosminiano. All'interno del Sacrario sono conservate le trincee costruite dai fanti della Brigata Mantova, dopo la conquista del colle negli ultimi giorni del 1915. Da lì parte un sentiero di circa 4 km – ora denominato 'Strada degli Artiglieri' – al cui termine, in località Costa Violina, inizia una mulattiera che conduce alla galleria dove venne catturato il tenente Damiano Chiesa. Nella grotta è stato posizionato a ricordo un cannone da 149G puntato verso Rovereto.
Da segnalare infine il rifugio antiaereo di Piazza Podestà, scavato nella roccia durante la Seconda Guerra Mondiale ed ora utilizzato dal Museo Storico Italiano della Guerra come sede di esposizione delle artiglierie della Grande Guerra.

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