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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Torino

I primi bombardieri alleati colpirono Torino già nella notte dell'11/12 giugno 1940, poco più di ventiquattro ore dopo l'entrata in guerra dell'Italia: nove aerei tipo Whitley appartenenti alla RAF sganciarono le loro bombe su una città totalmente illuminata, causando diciassette morti e danni limitati al tessuto urbano. Complessivamente – fino all'autunno del 1942 – Torino fu colpita quattordici volte: il numero ridotto di aerei impiegati risparmiò però alla città pesanti conseguenze.
A partire dal mese di novembre i bombardamenti si fecero più distruttivi, sia per l'incremento numerico dei velivoli impiegati sia per la maggiore letalità degli strumenti di offesa (bombe dirompenti di maggior peso e potenza, bombe al fosforo, ecc.). Alla fine della guerra la città aveva subito ampie devastazioni nel patrimonio edilizio ed industriale oltre alla perdita di almeno 2069 vite umane.
Il relativamente basso numero dei caduti probabilmente fu dovuto più al gran numero di persone sfollate1 che alla protezione assicurata da adeguate strutture di difesa passiva.
In tempo di pace il tema non era stato affrontato con la necessaria attenzione. Negli anni Trenta si erano tenute alcune esercitazioni antiaeree, la città era stata dotata di un sistema centralizzato di allarme (allo scoppio della guerra era basato su 57 sirene), tuttavia la costruzione dei ricoveri pubblici era andata a rilento. La realizzazione di quanto programmato nell'estate del 1939 iniziò solo dopo la dichiarazione di guerra italiana: oltretutto i lavori – molto ridotti rispetto a quanto preventivato e per lo più limitati alle sole ed inefficaci trincee antiaeree – furono rapidamente interrotti quando il temporaneo andamento positivo del conflitto parve aver allontanato per sempre ogni minaccia. E' pertanto solo in conseguenza del ciclo di bombardamenti del novembre/dicembre 1942 che si dette avvio alla realizzazione di nuove opere sotterranee, adeguate a resistere alle bombe alleate. I ricoveri antiaerei pubblici (45, secondo un documento del 1943) raggiunsero il numero di 137 nel dicembre 19442.
Negli ultimi anni, un certo interesse dell'amministrazione comunale ha reso possibile l'apertura al pubblico di alcuni di essi, o perpetuamente (come il rifugio sotto il Palazzo dei Quartieri Militari, un tempo sede della 'Gazzetta del Popolo' ed ora ospitante il 'Museo Diffuso della Resistenza') o in caso di ricorrenze (ad esempio, il rifugio di piazza Risorgimento).

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1 Nella primavera del 1943 circa la metà della popolazione urbana aveva abbandonato la città, per lo meno nelle ore notturne.
2 Particolarmente imponenti, i rifugi presso il Monte dei Cappuccini, al Parco 'Leopardi', in via Giordano Bruno, in piazza Risorgimento, in largo Sempione e in corso Trapani.

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