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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Torino

Il profondo rinnovamento dell'impianto difensivo cittadino è riconducile alla decisione del duca di Savoia, Emanuele Filiberto, di spostare la capitale dello Stato da Chambéry a Torino, dopo la pace di Cateau-Cambrésis (2-3 aprile 1559), che chiudeva il periodo di dominazione francese iniziato nel 1536. All'epoca la cinta muraria, con tracciato quadrato, conservava ancora l'impronta romana: i quattro bastioni presenti sugli angoli del recinto urbano e quello davanti al castello, oltre allo scavo del fossato, rappresentavano solo un limitato adeguamento ai dettami della fortificazione 'alla moderna'.
Le difese esistenti non erano chiaramente sufficienti per le necessità della nuova capitale. Il primo provvedimento riguardò la costruzione di una cittadella sul vertice sud-occidentale. I lavori iniziarono nel 1564 e terminarono nel 1573. La fortezza aveva una pianta pentagonale, munita di cinque bastioni. Gli ingressi erano due, aperti nelle cortine: uno verso la città e uno verso l'esterno. Il primo era annesso ad un massiccio edificio difensivo ('Mastio'), adibito a caserma e magazzino. Il fronte sud era rafforzato da un'opera casamattata di controscarpa, conosciuta come Pastiss, posta di fronte al bastione di San Lazzaro. Nella prima metà del Seicento, con l'aggravarsi della situazione internazionale ed interna (guerra dei Trent'anni (1618-1648) e cosiddetta guerra civile piemontese, fra Principisti e Madamisti (1639-1642)), vennero realizzate cinque mezzelune a protezione delle cortine. Ulteriori rafforzamenti videro la luce in occasione della Guerra di Successione spagnola (1702-1714): il fronte d'attacco venne ulteriormente munito di tre controguardie e di cinque mezzelune. Anche il sistema di gallerie di contromina venne espanso mentre la cittadella venne divisa in due corpi, separati fra loro da muro e fossato (Tagliata Reale).
Per quanto riguarda la cinta magistrale, i lavori portarono non solo ad un profondo rinnovamente dell'assetto ma anche ad una sua estensione, in funzione dell'incremento del tessuto urbano e della popolazione. Entro il 1640 nuove mura si erano spinte verso sud, munite di quattro bastioni e una piattaforma, oltre all'opera di raccordo con la cittadella. Negli altri lati il tracciato era rimasto inalterato, ma si era comunque intervenuto edificando un bastione lungo la cortina occidentale e due lungo quella settentrionale. Il successivo ampliamento, questa volta verso oriente, si completò intorno al 1680: il nuovo segmento era protetto da sei bastioni. Il raccordo fra i tratti nord ed est venne ottenuto 'raddoppiando' il preesistente bastione posto sul vertice nord-orientale (bastione di San Lorenzo o 'Verde'), quello fra i tratti est e sud demolendo il recente bastione meridionale più esterno. Inoltre le cortine vennero protette da mezzelune. L'ultimo sviluppo dell'età moderna riguardò il settore occidentale: all'inizio del Settecento (nell'imminenza del conflitto con i franco-spagnoli), venne creato un fronte bastionato con tracciato vagamente a corona, in posizione avanzata rispetto a porta Susina e separato dalla città e dal contado tramite un fossato che lo circondava completamente; il fronte era protetto da due mezzelune, un'opera a corno e una lunetta1. Dopo la fine della guerra, con il riempimento dei fossati interni, lo spazio venne occupato da nuove abitazioni e le mura 'saldate' in corrispondeza del bastione della Consolata, che venne 'raddoppiato'.
La capitale Sabauda assunse così una pianta con forma 'a mandorla', che mantenne per tutto il XVIII Secolo. Le fortificazioni ebbero un triste destino: le mura esterne vennero abbattute a partire dal 1800, per ordine di Napoleone, mentre gran parte della cittadella venne spianata sessant'anni dopo per esigenze urbanistiche.
Per tutto l'Ottocento e i primi anni del Novecento – come nella quasi totalità del resto dello Stato prima Sardo e poi Italiano – i militari non progettarono fortificazioni specifiche per Torino: la difesa del territorio sarebbe stata garantita dal controllo delle frontiere. La comparsa dell'aviazione obbligò il Comando Supremo a modificare il proprio approccio. La vicinanza del confine italo-francese, oltre all'importanza del tessuto economico/produttivo, rendeva la città un obiettivo di grande valore.
Con l'organizzazione della specialità contraerea a partire dagli anni Venti, a Torino venne assegnata la qualifica di 1° grado (cioè dotata di artiglierie). La difesa – affidata alla 1^ Legione M. DICAT – poteva contare su un discreto numero di armi, che però risalivano al primo conflitto mondiale. Al 10 giugno 1940 erano presenti diciassette batterie, per un totale di quarantaquattro cannoni da 76/45 e ventiquattro da 76/40, oltre a 437 mitragliatrici Saint Etienne da 8mm2.
E' con questo dispositivo che si cercò inultilmente di contrastare i bombardieri inglesi che colpirono il tessuto urbano già nella notte dell'11/12 giugno 1940, poco più di ventiquattro ore dopo l'entrata in guerra dell'Italia: nove aerei tipo Whitley sganciarono le loro bombe su una città non oscurata, causando diciassette morti e danni limitati. Complessivamente – entro la fine dell'anno – vi furono nove incursioni (altre tre nel 1941): il numero ridotto di aerei impiegati risparmiò però alla città pesanti conseguenze.
Col prosieguo del conflitto, le difese vennero incrementate numericamente e migliorate dal punto di vista qualitativo3, senza però riuscire ad essere incisive.
Dopo una pausa di più di un anno, i bombardieri della RAF tornarono sui cieli torinesi nell'autunno del 1942, con effetti ben più distruttivi, sia per l'incremento numerico dei velivoli impiegati sia per la maggiore letalità degli strumenti di offesa (bombe dirompenti di maggior peso e potenza, bombe incendiarie e spezzoni). Alla fine della guerra la città aveva subito ampie devastazioni nel patrimonio edilizio4 ed industriale oltre alla perdita di almeno 2.069 vite umane.
Il relativamente basso numero dei caduti probabilmente fu dovuto più al gran numero di persone sfollate5 che alla protezione assicurata da adeguate strutture di difesa passiva.
In tempo di pace il tema della protezione antiaerea, pur indubbiamente presente, non era stato affrontato con la necessaria energia. Già l'8/9 luglio 1931 si era tenuta la prima esercitazione antiaerea. Nel 1933, in occasione di una nuova esercitazione, era stato mostrato al pubblico, un rifugio 'pilota'. Nello stesso anno la città si era dotata di un sistema di sirene di allarme (originariamente su quindici esemplari). Erano stati stesi progetti, tuttavia la costruzione dei ricoveri pubblici non era progredita. I lavori presero il via solo dopo lo scoppio della guerra in Europa: oltretutto limitati alle poco efficaci trincee antiaeree ed alla protezione dei porticati con sacchi di sabbia, oltre che alla requisizione di stabili in costruzione per sfruttarne gli scantinati, per legge da adibire a ricoveri casalinghi (Regio Decreto-Legge 24 Settembre 1936 n.2121)6. Dopo questa prima fase, l'andamento positivo del conflitto nei primi due anni e la quasi cessazione dei bombardamenti parve aver allontanato per sempre ogni minaccia. E' pertanto solo in conseguenza del ciclo di bombardamenti dell'ottobre/dicembre 1942 che si dette avvio alla realizzazione di nuove opere, sotterranee, adeguate a resistere alle bombe Alleate. Le disposizioni per la realizzazione dei primi dodici rifugi pubblici 'alla prova' venne impartito agli inizi del 1943. Essi raggiunsero il numero di trenta alla fine della guerra, non tutti completati7.
Negli ultimi anni, alcuni ricoveri sono stati aperti al pubblico: o permanentemente (rifugio delle carceri Nuove e della 'Gazzetta del Popolo') o in caso di ricorrenze (rifugi di piazza Risorgimento, del Municipio e della chiesa della Visitazione M.V. e San Barnaba).

Sinteticamente, fra i siti di interesse militare si segnala:
Cinta magistrale (Anno di costruzione: XVI-XVIII Secolo; Tipologia: mura di cinta, protetta da fossato; Configurazione (1577 ca., in senso orario): cittadella, torre, porta Susina (o Segusina), torre, bastione della Consolata, torre, torre, torre, torre, torre, porta del Palazzo (o Palatina), torre, torre, bastione degli Angeli (o Verde), castello di Porta Fibellona (dei Savoia-Acaia)/bastione, porta Fibellona, torre, torre, bastione, torre, [porta Marmorea], torre; Configurazione (1706 ca., in senso orario): cittadella, porta Susina + bastione/fronte di porta Susina/lunetta + mezzaluna + opera a corno + mezzaluna, bastione della Consolata, mezzaluna, bastione di San Solutore, porta Palazzo/mezzaluna, bastione di Sant'Ottavio, mezzaluna, bastione di San Lorenzo (o Verde), mezzaluna, bastione di San Maurizio, mezzaluna, bastione di San Carlo, mezzaluna, bastione di Sant'Antonio, porta di Po (o Eridana)/mezzaluna, bastione di San Vittore, mezzaluna, bastione di Santa Adelaide, mezzaluna, bastione di San Giovanni, bastione di Santa Cristina/controguardia, mezzaluna, bastione del Beato Amedeo, porta Nuova/mezzaluna, bastione di San Luigi, mezzaluna; bastione di Santa Barbara; Coord.: 45.074167, 7.688611; Stato di conservazione: tracce; Note: demolita nei primi anni del XIX Secolo in consueguenza di un decreto del 23 giugno 1800, firmato da Napoleone Bonaparte. In primo luogo vennero abbattute le cortine che la collegavano con la cittadella e successivamente l'intera cinta. L'unico tratto ancora parzialmente esistente è quello presso i Giardini Reali, con i bastioni di San Lazzaro e di San Maurizio, entrambi caratterizzati dalla presenza di un cosiddetto 'garittone', un padiglione-belvedere privo di funzione militare);
Cittadella (Anno di costruzione: XVI-XVIII Secolo; Tipologia: opera bastionata a tracciato pentagonale, protetta da fossato; Configurazione (1706 ca., in senso orario): mastio/porta di Città/mezzaluna della porta di Città, bastione del Duca, mezzaluna degli Invalidi, bastione di San Lazzaro (o di Paciotto)/controguardia+Pastiss/lunetta, mezzaluna di San Lazzaro/lunetta, bastione del Beato Amedeo (o del Principe)/controguardia/lunetta, porta del Soccorso/mezzaluna di porta Soccorso/lunetta, bastione di San Maurizio/controguardia/lunetta, mezzaluna di San Maurizio, bastione di Madama8; Località: c.so Vinzaglio-via Cernaia-c.so G. Ferraris-c.so G. Matteotti; Coord.: 45.070989, 7.673387; Stato di conservazione: tracce; Uso attuale: sede del Museo Storico Nazionale dell'Artiglieria; Modalità di accesso: visitabile; Note: radiata dal novero delle fortificazioni nel 1855, venne demolita a partire dall'anno successivo. L'unica struttura risparmiata fu il mastio che, dal 1893, venne adibito a sede museale. Un primo interesse verso la storica struttura si manifestò nel 1909, grazie agli studi del col. Pietro Magni, che consentirono l'apertura al pubblico di un tratto di galleria della mezzaluna del Soccorso. Altre ricerche vennero effettuate durante la Seconda Guerra Mondiale, ma a fini di protezione antiaerea. Nel secondo dopoguerra, per iniziativa del col. Guido Amoretti e dello speleologo Cesare Volante, gli studi si sono consolidati. Attualmente sono stati parzialmente recuperati le gallerie di contromina, il Pastiss e il Pozzo Grande o Cisternone (imponente pozzo a doppia rampa elicoidale per il prelievo dell'acqua): i primi due sono accessibili al pubblico grazie all'iniziativa dei volontari dell'associazione 'Amici del Museo Pietro Micca');
Campo d'aviazione di Torino-Mirafiori (Aeroporto civile 'Gino Lisa' e militare 'Carlo Maria Piazza') (Aeroporto Armato Presidiato dell'A.N.R. n.7) (Anno di costruzione: 1910-1911 ca.; Località: (c/o parco 'Gustavo Colonnetti'); Coord.: 45.013917, 7.642972; Stato di conservazione: scomparso; Note: già nel 1910 l'area di Mirafiori era stata scelta per le prime manifestazioni di volo (prima nell'ippodromo e poi nei terreni adiacenti). Due anni dopo – con l'istituzione del battaglione Aviatori (Legge 27 giugno 1912 n. 698, art.2) – l'ormai esistente aerodromo venne adibito anche a campo di esercitazione piloti. Alla fine del 1913 vi era insediata la I Squadriglia su aerei Blériot9, ed anche una sezione Dirigibili, dopo l'erezione di un apposito hangar10. La gestione del sito continuò ad essere mista (civile e militare) per tutto il primo dopoguerra. Il Regio Esercito (e poi la Regia Aeronautica) mantennero operativo l'aeroporto fino all'armistizio; venne in seguito utilizzato dall'ANR. A partire dal luglio 1943 subì tre incursioni aeree Alleate che distrussero gran parte della pista e delle infrastrutture. Nel 1944, demolizioni effettuate dalle truppe Tedesche lo resero completamente inservibile. Chiuso definitivamente nel 1951);
Campo d'aviazione di Airasca (Aeroporto Armato Presidiato dell'A.N.R. n.9) (Anno di costruzione: 1936-1938; Comune: Airasca; Località: via Vicendette; Coord.: 44.914639, 7.461722; Stato di conservazione: scomparso; Note: Sorto come campo di fortuna, dopo successivi lavori di ampliamento eseguiti nel 1938 venne riclassificato campo di manovra. Scarsamente utilizzato dalla Regia Aeronautica, fin dal giugno 1943 vi si insediarono unità aeree della Luftwaffe (all'inizio il I/KG.1). I Tededschi realizzarono novevoli infrastrutture, un bunker, una nuova pista in cemento verso Buriasco, aree di dispersione a sud (fra Buriasco e Scalenghe) con almeno quarantasei paraschegge. Nel settembre 1944, alcune demolizioni lo resero inservibile);
Campo d'aviazione di Venaria Reale (Aeroporto 'Mario Santi') (Aeroporto Armato Presidiato dell'A.N.R. n.5) (Aeroporto Armato Operativo dell'A.N.R. n.1) (Anno di costruzione: 1912; Comune: Venaria Reale; Località: Via C. Grassi, 47; Coord.: 45.134722, 7.609722; Stato di conservazione: esistente; Uso attuale: aeroporto militare; Modalità di accesso: non visitabile; Note: Fin dal 1909 i terreni adiacenti la Reggia erano stati scelti per i primi voli da parte dei pionieri dell'aria. A seguito dell'istituzione del battaglione Aviatori (1912), nell'allora piazza d'armi, vi si insediò la II Squadriglia su aerei Blériot. L'aeroporto rimase attivo fino agli eventi armistiziali, dopodichè venne rilevato dall'ANR. All'inizio del 1944 risultavano essere stati costruiti un piccolo numero di paraschegge. Attualmente vi opera il 34° Distaccamento Permanente Av.Es. 'Toro');
Campo d'aviazione di Torino-Aeritalia (Aeroporto dell'Aeronautica d'Italia) (Aeroporto Armato Presidiato dell'A.N.R. n.8) (Anno di costruzione: 1916; Comune: Collegno; Località: Strada della Berlia, 500; Coord.: 45.083333, 7.597222; Stato di conservazione: esistente; Proprietà: TNE Torino Nuova Economia; Uso attuale: aeroporto civile 'Edoardo Agnelli', sede Aero Club Torino; Note: sorto per iniziativa della neocostituita S.A. per Costruzioni Aeronautiche ing. Ottorino Pomilio & C., che se ne servì per il collaudo dei propri velivoli. Società e campo di volo vennero acquisiti prima dall'Ansaldo (nel 1918) e successivamente dalla FIAT (nel 1926), che cambiò la ragione sociale in 'FIAT Aeronautica d'Italia S.A.' (poi abbreviata in 'Aeritalia'). Il 25 aprile del 1944 l'aeroporto (e il vicino stabilimento aeronautico) venne pesantemente bombardato dall'USAAF. Ripristinato dopo la conclusione del conflitto, fu utilizzato come scalo civile fino al 1953, quando divenne operativo il sito di Caselle. Lungo la recinzione è presente un ricovero individuale con forma 'ad ogiva');
Campo d'aviazione di Torino-Caselle (Aeroporto 'Gian Mario Beltrami') (Aeroporto Armato Operativo dell'A.N.R. n.8) (Flugplatz 353) (Anno di costruzione: 1936-1937; Comune: Caselle Torinese; Località: strada Dell'Aeroporto, 12; Uso attuale: aeroporto civile 'Sandro Pertini' (già 'Città di Torino'); Note: utilizzato dalla Regia Aeronutica fin dalla sua inaugurazione (17 luglio 1937), dopo l'8 settembre ospitò reparti della Luftwaffe. All'inizio del 1944 risultano presenti numerosi paraschegge. Il 30 settembre 1944 i Tedeschi lo resero inservibile con alcune demolizioni. Nel secondo dopoguerra venne scelto come futuro scalo aeroportuale torinese, in sostituzione di quello dell'Aeronautica d'Italia. I lavori, iniziati nel 1950, terminaro con l'inaugurazione nel 1953);
Campo d'aviazione di San Francesco al Campo (o di San Maurizio Canavese) (Anno di costruzione: 1912; Comune: San Carlo Canavese; Località: SP20; Coord.: 45.246000, 7.653444; Stato di conservazione: scomparso; Note: sorse per le esigenze operative del Reparto di manovra del neo-istituto battaglione Aviatori (1912). Divenne base della IX Squadriglia su aerei M. Farman. Nella primavera del 1915, con l'approssimarsi dell'entrata in guerra da parte dell'Italia, il reparto ivi dislocato (insieme a tutto il personale, il materiale e gli hangar in legno) fu trasferito ed avvicinato al fronte, prima a Taliedo e poi ancora oltre. Il sito aeronautico cessò così di esistere).

Fra le opere di protezione antiaerea, si segnala:
Ricoveri casalinghi/collettivi delle contromine della Cittadella (Numero manufatti: sei; Anno di costruzione: 1943-1944; Tipologia: struttura preesistente adattata a rifugio, alla prova; Capienza complessiva: 5.200 persone; Lungh. complessiva: 2.800m; Profondità: -12/14m ca.; Stato di conservazione: esistente; Note: rifugi ricavati nelle gallerie di contromina);
Ricovero collettivo della 'Gazzetta del Popolo' (Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: c.so Valdocco, 4/A (c/o Museo Diffuso della Resistenza); Lungh. 60m; Profondità: -13m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: parzialmente visitabile; Note: rifugio sotterraneo in cemento armato, strutturato su un'unica galleria a linea spezzata, suddivisa in cinque sezioni principali. Si trova sotto palazzo San Celso dei Quartieri Militari. Gli ingressi erano due, alle estremità del corridoio. L'unico varco accessibile è quello sotto la sede del Museo Diffuso; l'altro, sotto l'allora Gazzetta del Popolo (ora L'Oreal Italia) è tombato. L'uscita di sicurezza era a pozzo, protetta da una garitta in cemento che venne abbattuta nel dopoguerra);
Ricovero collettivo del Municipio (Anno di costruzione: 1942; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: p.zza Palazzo di Città, 1; Capienza: 70 persone; Lungh. 20x3m; Profondità: -10m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: visitabile su appuntamento; Note: rifugio antiaereo/antigas sotterraneo. Gli ingressi erano tre, di cui due con scala a chiocciola);
Ricovero pubblico dei Giardini Reali (Anno di costruzione: 1943-1945; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: v.le 1° Maggio; Capienza: 1.200 persone; Profondità: -8,30m (+ 7m ca. di terrapieno); Coord.: 45.071556, 7.689500; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio sotterraneo in cemento armato, ricavato all'interno del terrapieno del bastione di San Maurizio. Era strutturato su tre gallerie parallele con ingresso indipendente, collegate fra loro grazie ad un cunicolo disposto perpendicolarmente ad esse, sul lato opposto agli ingressi. Una quarta galleria, a linea spezzata, fungeva da uscita di sicurezza. Erano presenti anche due uscite di sicurezza a pozzo);
Ricovero collettivo della Casa Littoria (Località: via Carlo Alberto, 10 (c/o sede del Dipartimento di Matematica 'Giuseppe Peano'; Stato di conservazione: esistente);
Ricovero pubblico di p.zza San Carlo (Anno di costruzione: 1943-1944; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: p.zza San Carlo; Capienza: 2.250 persone; Profondità: -15m; Coord.: 45.067667, 7.682806; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio sotterraneo, strutturato su due gallerie parallele. Gli ingressi principali erano quattro. Sulla piazza il rifugio era ulteriormente protetto da un cumulo di terra di riporto);
Ricovero collettivo della stazione di Porta Nuova (Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Capienza: 800 persone; Profondità: -16m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio sotterraneo in cemento, strutturata su un'unica galleria);
Ricovero pubblico di p.zza Risorgimento (Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: p.zza Risorgimento; Capienza: 1.150 persone; Superficie: 700mq; Profondità: -12m; Coord.: 45.079417, 7.652778; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: visitabile; Note: rifugio sotterraneo in cemento armato. Strutturata su tre gallerie parallele, fra loro collegate da otto passaggi. Gli ingressi sono quattro. Sulla piazza il rifugio era ulteriormente protetto da un cumulo di terra di riporto);
Ricovero collettivo delle carceri Nuove (Anno di costruzione: 1944-1945; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: via P. Borsellino, 3 (c/o museo Carcere 'Le Nuove'); Capienza: 920 persone; Profondità: -16m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: visitabile; Note: rifugio sotterraneo, strutturato su due gallerie adiacenti, a loro volta racchiuse completamente da un cunicolo collegato ai quattro ingressi);
Ricovero collettivo della scuola 'A. Gabelli' (Tipologia: struttura dedicata, anticrollo; Località: via Santhià, 25; Capienza: 50 persone; Profondità: -2,5m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio sotterraneo, in uso ai dipendenti degli uffici FIAT. Dotata di un unico ingresso principale + un'uscita di sicurezza a pozzo. Ancora presenti le originarie puntellature in legno);
Ricovero pubblico dei Mercati Generali (Anno di costruzione: 1943-1944; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: via G. Bruno; Capienza: 1.150 persone; Superficie: 700mq; Profondità: -14m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio sotterraneo, strutturato su tre gallerie parallele. Gli ingressi principali erano quattro + un'uscita di sicurezza a pozzo ricavata nel camino di aerazione, un tempo protetto esternamente da una garitta in cemento armato);
Ricovero collettivo della FIAT Mirafiori (Numero manufatti: otto; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: opera sotterranea in cemento);
Ricovero pubblico della chiesa della Visitazione M.V. e San Barnaba (Anno di costruzione: 1943; Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: strada Castello di Mirafiori, 44 (c/o chiesa della Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba); Capienza: 320 persone; Superficie: 156mq; Profondità: -12m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: visitabile; Note: rifugio sotterraneo in cemento e laterizio, strutturato su due gallerie parallele. Gli ingressi principali erano due (uno sul sagrato della chiesa ed uno nelle cantine del monastero) + due uscite di sicurezza a pozzo);
Ricovero pubblico del parco 'Giacomo Leopardi' (Anno di costruzione: 1943-1945; Tipologia: struttura antiaerea dedicata, alla prova; Capienza: 4.000 persone; Località: c.so Moncalieri; Coord.: 45.046444, 7.687111; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio in galleria, strutturato su un reticolo di quattro cunicoli paralleli, ciascuno lungo circa 86m, fra loro collegati tramite sei corridoi, disposti perpendicolarmente ad essi. Gli ingressi sono quattro, tutti connessi con la prima galleria, + un'uscita di sicurezza a pozzo ricavata nel camino di aerazione (28,50m di altezza));
Ricovero pubblico del monte dei Cappuccini (Tipologia: struttura antiaerea dedicata, alla prova; Capienza: 5.800 persone; C Località: via G.E. Giardino, 12; Coord.: 45.060528, 7.696611; Stato di conservazione: esistente; Uso attuale: sede operativa dell'Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario. Sezione di Torino; Modalità di accesso: non visitabile; Note: rifugio in galleria in cemento e laterizio, strutturato su otto cunicoli -cinque dei quali rettilinei e tre a linea spezzata-, ciascuno dotato di ingresso indipendente. Le gallerie sono collegate fra loro grazie a quattro corridoi, disposti perpendicolarmente ad essi, sul lato opposto agli ingressi);
Ricovero militare di Villa Rey (Tipologia: struttura dedicata, alla prova; Località: strada Val San Martino Superiore, 27; Superficie: 500mq ca.; Profondità: -7m; Stato di conservazione: esistente; Modalità di accesso: non visitabile; Note: opera sotterranea in cemento. Gli ingressi principali erano tre + un'uscita di sicurezza a pozzo (16m di altezza)).

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1 A copertura dello spazio fra le mura orientali e il fiume Po, vennero disposte due linee di lunette, chiamate ridotte di Valchiglia (a nord) e del Valentino (a sud).
2 Cfr: VESCO Alessandra (a cura di), Piccolo e grande allarme: I rifugi antiaerei della Breda Meccanica Bresciana, Brescia, Associazione Museo della Melara, 2017, pag. 109.
3 Al 30 giugno 1942 erano presenti: dodici cannoni da 90/53, quarantaquattro da 76/45, ventiquattro da 76/40 e trentasei da 75/27 Mod. 1906/1911, oltre a sedici mitragliere Breda da 20/65, dodici Oerlikon da 20, undici mitragliatrici Breda da 8mm e trecentosettantasette Saint Etienne. Esattamente un anno dopo, erano presenti: trentasei cannoni da 90/53, sessantaquattro da 88/55, trentasei da 76/45, sedici da 76/40, dodici da 75/46, quattordici da 75/50 e dodici da 75/34, oltre a venti mitragliere da 37/54, quarantotto mitragliere Breda da 20/65, ventidue Oerlikon da 20, undici mitragliatrici Breda da 8mm e ottantadue Saint Etienne. Cfr: VESCO Alessandra (a cura di), op. cit., pagg. 110-111.
4 Delle 217.562 case esistenti al giugno 1940, 15.952 risultarono distrutte ed altre 66.159 gravemente danneggiate. Cfr: BEVILACQUA Paolo - GALLO Marzia - MARCONI Francesco - THUM Andrea - ZANNONI Fabrizio, I rifugi antiaerei di Torino, Bologna, Persiani, 2018, pag. 31.
5 Nella primavera del 1943 circa metà della popolazione urbana aveva abbandonato la città, per lo meno nelle ore notturne. Cfr: BASSIGNANA Pier Luigi, Torino sotto le bombe nei rapporti inediti dell'aviazione alleata, Torino, Edizioni del Capricorno, 2003, pag. 74.
6 Carte risalenti a luglio 1940 documentano la presenza di duecentottantaquattro scavi di trincea, atti ad accogliere circa 16mila persone. Per quanto riguarda i portici, in ottobre ne risultavano attrezzati ottantanove, per una capacità complessiva di circa 8mila persone. I cantieri edili requisiti risultarono essere circa sessanta. Cfr: BEVILACQUA Paolo - GALLO Marzia - MARCONI Francesco - THUM Andrea - ZANNONI Fabrizio, op. cit., pagg. 94, 155-156.
7 'Al 29 febbraio 1944, si potevano contare nove rifugi completati (Parco Michelotti, Mercati Generali, Rio Val Salice, corso Peschiera/via San Paolo, corso Racconigi/via Lussinpiccolo, via Vittorio ferrero e nei Gruppi Rionali Fascisti di via San Secondo 51, via Caraglio 62 e via Verolengo 202), diciannove in fase di costruzione (Monte dei Cappuccini, Giardini Reali, , piazza San Carlo, Parco Bonaparte oggi Ruffini, piazza Risorgimento, Parco Leopardi, due in corso Peschiera/corso Racconigi, corso Ferrucci/via Boggio e nei Gruppi Rionali Fascisti di via Balbis 1, via Principe Tommaso 36, largo Pini 73, via Stradella 249, corso Giulio Cesare 77, corso Farini 20, via Accademia Albertina 3, strada Settimo 49, via Grado 5 e corso Vercelli 243) e alcuni in fase progettuale (piazza Marcello ora largo Sempione, chiesa di San Barnaba e Visitazione, piazza Barcellona, lungo Stura nella sponda sinistra tra Torino e Venaria, questi ultimi due mai realizzati), facendo crescere le possibilità di riparo a circa 32.000 persone'. Cfr: BEVILACQUA Paolo - GALLO Marzia - MARCONI Francesco - THUM Andrea - ZANNONI Fabrizio, op. cit., pagg. 180-1981.
8 Per quanto riguarda i nomi dei bastioni, ci sono alcune discordanze: Su numerose mappe d'epoca i nomi dei bastioni 'del Duca' e 'Madama' risultano invertiti fra loro.
9 Cfr: FRASCHETTI Alessandro, La prima organizzazione dell'Aeronautica militare in Italia. Dal 1884 al 1925, Roma, USSMA, 1986, pag. 38.
10 Cfr: RANISI Mariano, L'aeroporto italiano. Dalle origini al Secondo Conflitto Mondiale, Roma, USSMA, 1998, Tomo 2: Antologia, pag. 658.

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