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Uno sguardo sulle fortificazioni italiane in età contemporanea

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Segni del passato

'Credere, obbedire, combattere', 'Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi', 'E' l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende', 'I popoli che abbandonano la terra sono condannati alla decadenza'… Queste frasi – come altri celebri detti mussoliniani – vennero riprodotti sui muri di numerosi edifici italiani (pubblici e privati) a scopo propagandistico, soprattutto a partire dalla seconda metà degli Anni Trenta. Altre coeve manifestazioni grafiche, di scopo analogo, erano rappresentate dai saluti di benvenuto in occasione di visite ufficiali o dalle effigi del Duce stesso.
Nonostante il lungo tempo trascorso, alcuni di questi slogan murali sono giunti fino ai giorni nostri, o sono parzialmente riemersi dalla coltre pittorica che li aveva ricoperti. In maniera analoga, non sono del tutto scomparsi altri elementi simbolici del regime: fasci e scuri che ornavano non solo le opere pubbliche ma anche molti oggetti di arredo urbano: fontane, lampioni, tombini, ecc.
Se tutti questi elementi sono riconducibili al Ventennio, altre testimonianze – grafiche e non – ci riportano invece al periodo di guerra: tracce dei bombardamenti aerei, scritte funzionali alle esigenze delle truppe belligeranti (Tedesche prima ed Alleate poi) oppure frasi mancanti di ufficialità ma che presentano comunque un interesse come indicazione del sentimento popolare dell'epoca.

Per vedere alcune immagini esemplificative, cliccate qui.

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