Graffiti di guerra
Osservando con attenzione i vecchi edifici di molte città italiane, è ancora possibile rinvenire tracce che ricordano i bombardamenti aerei dei primi Anni Quaranta. Talvolta sono le case stesse, diroccate e mai ricostruite, a mostrare apertamente le ferite della guerra. Ma più spesso sono alcuni segni 'pittorici' a ricondurci a quel periodo.
Si tratta di scritte dipinte sui muri (lettere e simboli) che erano funzionali alle esigenze della popolazione civile e a quelle delle squadre di soccorso. Alcuni segni indicavano la collocazione dei rifugi, altri le uscite di sicurezza degli stessi, altri ancora gli idranti o gli altri 'punti' a cui allacciarsi per spegnere gli incendi in caso di danni alla rete idrica.
Una specifica indicazione era invece funzionale alle forze armate dei Paesi con cui si era in conflitto, e segnalava gli edifici da risparmiare in caso di bombardamento1.
Purtroppo – col passare degli anni – questi 'graffiti' stanno via via sparendo, sia in occasione di lavori di ristrutturazione degli edifici sia a causa dell'incessante opera dei cosiddetti 'spray-painters'.
Più in dettaglio:
● La lettera "R" indicava la presenza dei rifugi antiaerei;
● La lettera "US" indicava le uscite di sicurezza dei rifugi;
● La lettera "V" indicava le prese d'aria dei rifugi;
● La lettera "C" indicava la presenza di un canale o di una cisterna;
● La lettera "I" indicava gli attacchi per le bocchette degli idranti;
● La lettera "P" indicava la presenza di un pozzo.
Stando a quanto si può rilevare in maniera empirica, se le tipologie erano (a grandi linee) le stesse per le varie città non altrettanto si può dire per la loro espressione grafica. In particolare i segni indicanti le uscite di sicurezza sono quanto di più vario, per forma, dimensione e colore.
Per vedere alcune immagini esemplificative, cliccate qui.
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1 In base alla Seconda Convenzione dell'Aia (1907), 'negli assedi e bombardamenti devono essere presi tutti i provvedimenti necessari per risparmiare, quanto è possibile, gli edifici consacrati al culto, alle arti, alle scienze, alla beneficenza, i monumenti storici, gli ospedali ed i luoghi ove trovansi riuniti gli ammalati e i feriti, a condizione che essi non siano adoperati in pari tempo a scopo militare. Il dovere degli assediati è di designare questi edifici o luoghi con segni visibili speciali che devono essere previamente notificati all'assediante' (IV Sezione: Leggi e consuetudini della guerra terrestre, art. 27). La forma di tali segni – in base all'art. 44 del Regio Decreto 8 Luglio 1938, n. 1415 ('Approvazione dei testi della legge di guerra e della legge di neutralità') era stata determinata pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia (Decreto del Duce del Fascismo, Capo del Governo, 17 Giugno 1940-XVIII, 'Determinazione di segni distintivi per la protezione di edifici e monumenti dai bombardamenti', pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 Giugno 1940 n.144). Quest'ultimo decreto stabiliva che: Gli edifici consacrati ai culti, alle arti, alle scienze e alla beneficenza, nonché i monumenti storici, gli ospedali civili e altri centri di raccolta di malati e feriti, che si trovano nel territorio dello Stato e in quello occupato dalle sue Forze armate, devono essere muniti, ai fini della protezione da bombardamenti, di appositi segni distintivi (Art. 1). Il segno distintivo preveduto dall'articolo precedente consiste in un rettangolo contenuto in campo di colore giallo e diviso, secondo una diagonale, in due triangoli: uno di colore nero e l'altro di colore bianco. Se il rettangolo è verticale, il triangolo di colore nero è collocato in alto (Art. 2). Nel 1945 – per disposizione del Comando Germanico – gli ospedali civili utilizzarono, come segno distintivo contro le offese nemiche, un quadrato rosso disegnato sopra un cerchio bianco.
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